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Seasonless fashion: ottimizzare processi e costi nella moda

23 ottobre 2019

Che cos’è il seasonless fashion? Non ci sono più le collezioni di una volta, si potrebbe dire. E non si parla della qualità del prodotto, dell'artigianalità, della creatività, tutti elementi gelosamente custoditi dall'Alta Moda italiana e giustamente fatti valere oggi come elemento di differenziazione e distintività. Ciò che è cambiato, e in maniera radicale, è l'articolarsi delle collezioni e delle novità nell'arco dell'anno. Mentre prima le certezze erano le presentazioni della primavera-estate e dell'autunno-inverno, oggi le collezioni vengono presentate in continuazione. Presso alcune insegne moda, i capi ruotano anche una volta ogni 15 giorni, se non ogni settimana, in modo che il cliente percepisca sempre la novità e sia invogliato a entrare nel negozio. Tanta creatività, stili che si mischiano e si sovrappongono, la tendenza a indossare capi griffati insieme a quelli economici e non fare più tanto caso all'attinenza con la stagione. Anche perché il clima è cambiato e non sempre l'inverno è freddissimo e l'estate caldissima.

 

Una rinnovata sensibilità

C'è poi un'inconveniente: questa moda così rapida crea una quantità enorme di rifiuti. Il rapporto di Greenpeace “Fashion at the crossroad”, del 2017, segnala che tra 2000 e 2014 in media abbiamo acquistato il 60% di abiti in più ma li buttiamo via in metà tempo rispetto a quanto facevamo 15 anni fa. Nel 2025 le vendite di abiti potrebbero arrivare a 2,1 miliardi di dollari, mentre il commercio di abiti usati è sempre meno praticabile, a causa della scarsa qualità degli abiti “fast”.  Da un lato si cerca di rimediare, riutilizzando grazie alla nuova sharing economy ciò che si può recuperare. Dall'altro lato emergono tendenze alternative per porre rimedio, anche nel fashion, agli sprechi antiecologici. Un esempio è la moda di indossare abiti adatti a tutte le stagioni, classici e basici sempre di moda, pensati per durare e non per annoiarci dopo un mese. Seasonless, appunto. Non sostituirà mai i capi realizzati per le stagioni classiche dell'alta moda, ma può offrire un'alternativa interessante a chi non ha molto denaro da spendere per vestirsi e ci tiene a rispettare l'ambiente. Probabilmente molti giovani seguaci di Greta Thunberg. Ma non solo: oggi i trend sono molto trasversali, difficile orientarsi.

 

Le nuove esigenze della moda 

La produzione di abiti dunque deve tenere presenti questi cambiamenti e integrarli nelle proprie collezioni. Alle due stagioni classiche del fashion, autunno inverno e primavera estate, si sono sostituite una miriade di occasioni differenti per lanciare nuove linee e collezioni: le famose capsule, a tempo limitato, spesso in partnership con famosi stilisti che creano collaborazioni estemporanee con alcuni brand oppure catene moda.

Le aziende più grandi si troveranno probabilmente a dover accontentare clienti diversi con brand che seguono valori diversi, quindi producendo in parte in modalità “fast”, in parte in modalità “seasonless” e in parte alla vecchia maniera, con pazienza e cura estrema per la qualità. Esigenze molto differenziate, per le quali tempo e precisione sono cruciali, che se non ben coordinate vanno a incidere sui costi.

 

Come il seasonless fashion trasforma l’industria  

Occorre essere organizzati, flessibili e reattivi. Bisogna quindi avere pieno controllo della produzione, in tutte le sue fasi. Il Lead Time è ancora più ridotto di prima e l’ottimizzazione delle capacità produttive e dei percorsi di produzione sono ancora più importanti di prima. L’unico modo che le aziende hanno per ottenere questi elementi è quello di diventare 4.0. In altre parole far parlare la loro produzione con dati raccolti in tempo reale. E, soprattutto, avendo la capacità di dar valore al dato successivamente.

Senza dimenticare i terzisti, i quali devono ricevere indicazioni chiare e univoche, perché comunque non ci sarà tempo per rimediare a eventuali errori. In ogni contesto, quindi anche nella produzione di abiti, l'aumento delle variabili crea incertezza e fa crescere la possibilità d'errore, quindi i costi.

Una gestione efficiente di questa complessità oggi è possibile grazie alla tecnologia digitale, che mette a disposizione soluzioni software in grado di pianificare la produzione, giorno dopo giorno basando il calcolo sull’effettivo stato delle produzioni, di controllare puntualmente la realizzazione dei singoli capi, fino alla consegna, di gestire produzioni diverse, piccole e grandi, organizzando velocemente le schede tecniche, il flusso MRP (i materiali occorrenti), con una attenta pianificazione, e infine organizzare le campagne vendita e gestire l'eCommerce. Tutto potendo contare su statistiche in base all'esperienza, per migliorare giorno dopo giorno, in tempo reale, i risultati economici. Velocità e flessibilità sono indispensabili per giocarsela agi alti livelli, ma anche banalmente per rimanere in campo di fronte ai colossi esteri, spesso ben più possenti delle aziende nostrane. Sicuramente non se ne può fare a meno se l'orizzonte va oltre i confini nazionali. Il mondo del retail riserva ogni anno novità e sorprese, le startup si avvicendano anch'esse a grande velocità ed è difficile prevedere quali sviluppi avrà il retail della moda. Sicuramente sarà molto rapido e molto complesso, probabilmente addirittura su misura. Meglio strutturarsi per tempo.

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Topics: Fashion Industry