La fashion industry di oggi deve fare i conti con condizioni di mercato continuamente mutevoli e una digital transformation che sta cambiando alla radice le abitudini dei consumatori, protagonisti ormai di un customer journey sempre più integrato fra touchpoint online e offline. Una delle conseguenze più rilevanti è il ridisegno dei processi che intervengono nel ciclo produttivo, a cominciare dalla gestione della supply chain. Non a caso si parla a tal proposito di “orchestrazione”, mutuando un verbo dal linguaggio della musica per indicare il fatto che tutti gli elementi della catena di distribuzione devono essere in sintonia fra di loro. Il supply chain management (SCM) applicato alle grandi case di moda, in più, ha la peculiarità di dover coordinare un flusso ampio e frammentato, interno ed esterno all’azienda, in maniera tale da accorciare il time to market. Per questo ha bisogno di un’infrastruttura informativa in grado di amministrare in modo univoco i processi di logistica, approvvigionamento, pianificazione, controllo e produzione.
Il magazzino logico sempre più ampio della fashion industry
Il primo compito di un sistema SCM sviluppato per la fashion industry è quello di gestire i magazzini fisici e logici in maniera efficiente. Se l’esigenza di conoscere in tempo reale dove si trovano concretamente materie prime, semilavorati e capi finiti (deposito fisico) accomuna il comparto del tessile-abbigliamento a qualsiasi altro settore economico, quella invece del magazzino “logico” è tipica dei marchi di moda. Oltre a tenere sotto controllo, infatti, la movimentazione del reso, la cui percentuale è cresciuta esponenzialmente nell’epoca dell’e-commerce, l’architettura IT deve garantire una tracciabilità rigorosa del materiale affidato alle imprese e ai laboratori esterni che lavorano su commessa. Non basta, di conseguenza, occuparsi delle attività di picking & packing interne del magazzino, ma queste devono proiettarsi senza interruzione su tutti i soggetti della filiera, dai fornitori ai clienti, passando per i terzisti intermedi. È un’esigenza ormai imprescindibile, che nasce da un paradigma di supply chain sempre più smart, interconnesso e inclusivo.
La supply chain 4.0 come parte dell’ecosistema aziendale
Il paradigma di supply chain a cui facciamo riferimento ha un nome. Si chiama industry 4.0 e vale anche per il fashion. Presuppone, fra l’altro, l’integrazione orizzontale e verticale delle informazioni coadiuvata dalle tecnologie riconducibili nell’alveo della quarta rivoluzione industriale. Tecnologie quali, per esempio, l’Internet of Things (IoT), il cloud computing e i Big Data Analytics. Su come questo tipo di integrazione agisca a livello orizzontale nell’ambito della supply chain si è fatto cenno sopra, sottolineando il collegamento necessario e costante tra domanda e offerta lungo tutta la filiera. Dal punto di vista verticale, invece, tale integrazione si realizza permettendo di condividere in un unico repository (spesso, ma non per forza in cloud) i medesimi dati. Questo fa sì che il software SCM non sia isolato rispetto alle principali aree aziendali presidiate tramite ERP, MES, PLM o CRM. Rappresenta il tassello di un ecosistema in cui la catena di distribuzione coincide con la catena del valore.
Le funzionalità di un software SCM a misura di fashion industry
La riprova dell’interdipendenza tra supply chain e altre business unit della fashion industry si ricava dalle funzionalità supportate a monte e a valle. Funzionalità che, a monte, prevedono una programmazione delle tempistiche di consegna in base alle specifiche tecniche di prodotto, al calcolo delle disponibilità in magazzino, all’analisi storica focalizzata su analoghe realizzazioni di capi e accessori; a valle, generano la stampa automatica di documenti di trasporto e fatture proforma o, interfacciandosi direttamente con il reparto del customer care, ottengono dati preziosi sulle percentuali di soddisfazione dei clienti. La sua capacità di orchestrazione, così, si traduce in una leva di competitività per la fashion industry, poiché concorre a definire una pianificazione più accurata della produzione, frutto di una maggiore vicinanza ai desiderata dei consumatori. Ne deriva una diminuzione delle quantità di resi e un risparmio complessivo dovuto a un’ottimizzazione nel governo di tutte le fasi di una supply chain meno costosa perché più efficiente.