L’industria italiana del tessile-abbigliamento ha bisogno di una sartoria 4.0, soprattutto in previsione dei prossimi 5 anni durante i quali si apriranno 50 mila posti di lavoro nel settore. Lo ha fatto presente qualche mese fa Sistema Moda Italia (SMI), sottolineando che il ricambio generazionale unito a un numero insufficiente di iscritti agli istituti tecnici e professionali saranno la causa delle vacancy. Ma il reperimento di figure professionali specializzate non sarà semplice, come del resto non lo è adesso, anche a giudicare dalle evidenze del Rapporto Excelsior 2018 di Unioncamere e Anpal, pubblicato a marzo di quest’anno. Fra le 30 professioni più difficili da trovare rientrano attualmente sia gli addetti ai macchinari per confezioni abbigliamento in stoffa, sia i sarti e i modellisti. Segno che i mestieri della Moda, almeno a livello operativo, non riscuotono grande attrattiva fra i giovani. E non per scarsa retribuzione, turnazioni o carico manuale eccessivo. Semplicemente perché si è smesso di tramandarli come patrimonio.
Millennial e generazione Z, candidati naturali a diventare sarti 4.0
Sono bastati circa 50 anni di delocalizzazioni massicce della produzione Moda all’estero per perdere due generazioni di conoscenza, di capacità di fare e, forse, di passione. Oggi che le esternalizzazioni verso Paesi meno ricchi tendono a essere meno convenienti che in passato, riportare in patria il ciclo produttivo, in tutto o in parte, si scontra con una carenza di maestranze e con l’invecchiamento di quelle poche rimaste. Per tale motivo occorre riportare i giovani dentro il mondo del tessile-abbigliamento, tenendo conto del fatto che i mestieri tradizionali del comparto sono cambiati e che il paradigma di Industry 4.0 si impone nella moderna smart factory per incrementare efficienza e competitività. Un paradigma che anche le PMI hanno necessità di adottare, se non vogliono rimanere fuori dai mercati contemporanei, e che vede millennial e generazione Z facilitati nel capirne i meccanismi. Del resto, il loro essere nativi digitali li candida naturalmente a incarnare la figura del sarto 4.0 di cui l’azienda ha tanto bisogno.
Attrarre talenti: impossibile senza tecnologia
La scelta di introdurre le tecnologie abilitanti o KET (Key Enabling Technologies) del modello 4.0 perciò è fondamentale per rispondere a una duplice esigenza: quella di ammodernare impianti e sistemi per ottimizzare i livelli produttivi, ad esempio connettendo le macchine con piattaforme in grado di gestire l’andamento delle lavorazioni; quella di fare leva su una dotazione IT innovativa al fine di attirare nuovi talenti. Una recente ricerca condotta dalla Varkey Foundation di Londra ha intervistato oltre 20 mila giovani di venti Paesi. Soprattutto fra quelli appartenenti alla generazione Z, nati cioè tra la metà degli anni Novanta e la fine del Duemila, l’importanza della tecnologia è considerata determinante nell’84% dei casi. Ciò significa che un ambiente di lavoro che ne sia sprovvisto difficilmente potrà essere appetibile per questa tipologia di candidati. Il sarto 4.0 probabilmente utilizzerà l’intramontabile forbice, ma ancor di più realtà aumentata, ERP, IoT, cloud, Big Data and Analytics.
Scuola e formazione professionale vanno rinnovate per il sarto 4.0
Tra le imprese del fashion e il potenziale sarto 4.0 c’è un ulteriore anello che oggi appare debole, quello dell’istruzione e della formazione professionale. Gli istituti tecnici con indirizzi collegati al comparto Moda hanno meno di 4.800 iscritti, mentre dai professionali escono ogni anno soltanto duemila diplomati. Numeri sottodimensionati rispetto al fabbisogno che, tuttavia, non rappresentano l’unico problema. Gli istituti scolastici e di formazione, per mancanza di risorse, spesso non riescono a stare al passo con i tempi e, di conseguenza, continuano a proporre un approccio che rischia di essere obsoleto. Su questo versante qualcosa si sta muovendo. Entro la fine del 2019 dovrebbe giungere a conclusione l’indagine sui fabbisogni professionali delle imprese del tessile-abbigliamento promossa dalla Rete Tam (Tessile-Abbigliamento-Moda), progetto congiunto di ministero dell’Istruzione e SMI al quale aderiscono 78 istituti tecnici e 8 istituti tecnici superiori. L’idea è che dai risultati dell’indagine possa nascere un rinnovamento dei programmi e dei suggerimenti per l’aggiornamento dei docenti. Al sarto 4.0 serve anche questo.