Nell’industria tessile le operazioni di picking e packing, tipiche della logistica, devono fare i conti con le nuove sfide poste dall’e-commerce. Sfide che obbligano le aziende della moda, indipendentemente dalle dimensioni e dal segmento, a essere sempre più agili, pensare digital-first e raggiungere il mercato ancora più velocemente che in passato. Lo sottolinea il report The State of Fashion 2019 realizzato da McKinsey e Business of Fashion su un campione globale di oltre 275 dirigenti del comparto e un database di 500 organizzazioni.
Fra i 10 trend che il report individua come cruciali per il settore, quello che più si avvicina al tema della logistica ha per titolo “Ora o mai più”. Si riferisce all’esigenza di colmare il gap, durante il mobile consumer journey, tra la scoperta e l’acquisto di un prodotto. Il documento cita l’esempio dei clienti statunitensi di Amazon che oggi si aspettano consegne entro le 24 ore, mente nel 1995 si “accontentavano” di nove giorni. Per colmare questo gap, perciò, le aziende del fashion devono accorciare il lead time, migliorare la disponibilità dei prodotti pubblicizzati e adottare nuove tecnologie come la visual search, la ricerca visuale che consente al cliente di trovare ciò che vuole attraverso una foto. Ecco perché un governo del magazzino efficiente assume un’importanza strategica per un abbassamento del lead time dal momento in cui arriva un ordine a quello in cui risulta evaso. Ed ecco perché i moderni sistemi gestionali o ERP (Enterprise Resource Planning), sviluppati per l’industria del tessile-abbigliamento, prevedono degli appositi moduli per l’ottimizzazione dei flussi logistici.
Uno di questi moduli consente di gestire in maniera automatizzata carico/scarico, movimentazione e stoccaggio della merce. In una parola, il picking, termine con cui si identifica l’operazione del prelievo di merce o prodotti da unità più grandi quali possono essere imballaggi, pellet, contenitori ecc. A differenza di quanto avviene in altre tipologie di imprese, in particolare nel retail in cui la sua funzione si limita al recupero da scaffale per la successiva distribuzione, il picking nella filiera moda risponde a diverse esigenze. A seconda che l’azienda sia il grande marchio, la PMI, il contoterzista o il laboratorio di subfornitura, può servire a:
In tutti questi casi, la velocizzazione del picking è assicurata da terminali mobili che leggono i codici dell’imballaggio e dall’integrazione della funzione nell’architettura dell’ERP per garantire la tracciabilità costante del magazzino con un quadro in real time di scorte e giacenze.
Il packing è l’operazione speculare al picking, motivo per cui i moduli dell’ERP relativi gestiscono entrambi. Consiste nell’imballare o confezionare la merce, accompagnandola con documento di trasporto (DDT) ed eventualmente fattura. Nel settore specifico dell’industria tessile può preludere a diversi canali, proprio a ragione delle caratteristiche differenti riscontrabili nelle aziende della filiera ricordate sopra a proposito del picking. Di conseguenza, anche l’iter di imballaggio, così come la documentazione richiesta a corredo, cambia in base alla destinazione. Il packing, infatti, può essere fatto per un subfornitore, il committente, gli store o un rivenditore online. Perciò richiederà sempre il DDT, ma non sempre la fattura. Resta ferma la necessità di interfacciare questa fase della movimentazione di magazzino con altre funzioni dell’ERP (ad esempio quelle di gestione ordini, lanci, produzione, fogli di lavoro) allo scopo di ridurre quel lead time reso oggi così breve dalla domanda dell’e-shopper. E questo vale sia quando a tale domanda la fashion company deve rispondere direttamente, immettendo i suoi capi nel canale retail, sia quando dalla sua velocità di produzione e logistica dipende la risposta del committente che sta al vertice della filiera.